La casa e il generale

Tra i vari motivi del successo editoriale del libro del generale Vannacci, “Il mondo al contrario”, vi è probabilmente anche il fatto che esso offre spiegazioni semplici rispetto a svariati problemi socialmente rilevanti, di cui moltissime persone fanno esperienza quotidiana. Perché – è bene ribadirlo – il libro del Generale è una sorta di manifesto politico a tutto tondo, che tocca non solo quegli argomenti che hanno fatto più discutere per le posizioni reazionarie espresse (per esempio, l’omosessualità), ma anche questioni urgenti e cruciali come l’ambientalismo, l’immigrazione, la sicurezza, i problemi urbani e la tassazione. Peccato, però, che le spiegazioni che il Generale fornisce siano tutte grossolanamente sbagliate.

Emblematico è il tema della casa, a cui il libro dedica un intero capitolo. La sintesi delle idee dell’autore è racchiusa in questo breve passaggio:

“lo Stato non agisce con la dovuta solerzia per risolvere la problematica delle occupazioni illegali; […] le organizzazioni criminali si insinuano laddove l’ordine costituito non funziona e sviluppano un mercato parallelo sottraendo risorse ai poveracci ed allo Stato; i proprietari non sono tutelati e non affittano i propri appartamenti privando lo Stato degli introiti che percepirebbe tassando le locazioni; gli affitti salgono alle stelle e gli studenti e le persone a reddito basso non trovano alloggi a prezzi calmierati e si devono arrangiare spesso ricorrendo al ‘nero’ privando ulteriormente lo Stato di altri introiti; vengono alimentate le filiere degli affitti brevi e turistici con un probabile incremento notevole delle brevi locazioni ‘in nero’ che sottraggono ulteriori risorse allo Stato.”

 

Insomma, tutto partirebbe dalle occupazioni illegali che, a cascata, determinerebbero la crisi del settore dell’affitto, l’aumento dei valori immobiliari e la diffusione degli affitti brevi a scopo turistico (tipo AirBnB). Il tutto sottraendo risorse allo stato che, in questo modo, sarebbe impossibilitato a promuovere interventi a sostegno dell’abitazione. A fronte di questa semplice analisi, anche la soluzione è altrettanto elementare: aumentare la repressione, perché, spazzando via le occupazioni illegali, si risolverebbe in un sol colpo il problema della casa in Italia.

Ma è davvero così? Naturalmente no.

Il problema è che per spiegare come stanno veramente le cose, a differenza di quello che ha fatto il Generale non basta una decina di righe. Si è infatti di fronte a un problema estremamente complesso, che non si può capire (né tantomeno affrontare) a suon di stereotipi, semplicismi e superficialità. Servirebbero dunque decine di pagine, in cui raccontare l’evoluzione del sistema abitativo in Italia, che, nel secondo dopoguerra, ha visto la proprietà della casa passare dal 40% all’80% grazie a numerose politiche pubbliche che, mentre incentivavano la proprietà immobiliare, prosciugavano il settore dell’affitto.  E ne servirebbero altrettante per chiarire come la diffusione degli affitti turistici nelle nostre città non ha alcuna connessione con i problemi di morosità degli affittuari, ma è legata a dinamiche di altro tipo (per esempio, la possibilità di guadagni elevati all’interno di un quadro di scarsa regolazione pubblica). Ne servirebbero poi altre per spiegare come l’immagine stereotipata delle occupazioni illegali a cui il Generale allude – quella di criminali che sfondano la porta e si installano nottetempo in proprietà altrui – corrisponde sono a un numero limitatissimo di casi, che, per di più, non riguardano praticamente mai l’edilizia privata, ma quasi sempre quella pubblica. Infine, servirebbero altre pagine ancora per mostrare come quelle che il Generale chiama “occupazioni illegali” sono spesso situazioni di morosità incolpevole, che riguardano cioè persone che non pagano l’affitto per problemi improvvisi ed inaspettati – la perdita del lavoro, una separazione, una malattia – e non certo per una propensione antropologica alla trasgressione. Per di più, costoro non abbandonano l’abitazione in cui si trovano anche perché non sanno dove andare, visto che lo Stato non offre loro alcun supporto: a tal proposito, è bene rammentare che in Italia sono circa 650.000 le famiglie in lista di attesa per una casa popolare, alla quale hanno diritto ma a cui non possono accedere per la scarsità di alloggi di edilizia pubblica, e che la legge di bilancio 2022 varata dal governo Meloni ha azzerato il finanziamento al “Fondo nazionale per le abitazioni in locazione” e al “Fondo morosità incolpevole”.

Insomma, una seria spiegazione della questione della casa in Italia non può essere contenuta in poche righe infarcite di superficialità. Ed è chiaro che ciò, nel mondo della comunicazione attuale, è un problema. Ma bisogna rassegnarsi al fatto che molti problemi sociali sono strutturalmente complessi e dunque possono essere semplificati solo fino a una certa soglia. Oltre quella soglia, ampiamente oltrepassata dal generale – così come da molti politici – dalla semplificazione si passa alla mistificazione, ossia all’inganno. A quel punto, l’unica cosa da chiedersi è se l’inganno sia deliberato o involontario. Nel caso del Generale temo che la mistificazione sia, ahilui, involontaria.

[Pubblicato su Huffington Post 9.10.2023]

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